Slegato da tutto e da tutti eppure ancora tanto soggetto e succube di ciò che è stato e che, come un’ombra di dimensioni illogiche si protende sul presente e sul futuro.

Un alveare nella mia mente e mai….. mai una goccia di miele.

Resistere è disumano ma credo d’essere talmente poco umano che il dirlo ha scarso senso logico.

La felicità, a volte, è condizionante al punto da fare apparire gradevole anche una sguaiata e scomposta dimostrazione di ilarità.

Esternamente accanto alla speranza di una presenza mentre la mano resta immobile per paura di non afferrarla e ….. non afferrarla mai.

Trascinati da un gioco pericoloso che ci avvince nostro malgrado, in un ritmo sempre più travolgente.
Chissà se un giorno sarà proprio questo nostro gioco che ci ucciderà?

                IL RICHIAMO                                        

Guardando lontano

canti felice

perché della strada

ancora non vedi la fine.

E’ facile l’illusione

per chi la meta

l’immagina solo.

Ma i vermi ti saltano già in bocca

anche se non sono ancora amari.

Le voci remote di una stirpe lontana

che ti chiamano ma che ancora tu non senti,

presto ti romperanno le orecchie.

E senza più udito

e senza più nulla,

la tua voce presto canterà

in un coro scaldato dal gelo,

l’eterno richiamo

per chi generasti.

Il mondo è pieno di mostri e da tempo sono ormai certo di appartenere alla loro schiera, ma ciò che credo più mostruoso è il fatto che nessuno di noi ne sia consapevole.

Tra una serie di alternative prive di convinzione e una scelta obbligata è preferibile quest’ultima anche se poco convincente come le precedenti.

Meglio un autentico prestigio riconosciuto da pochi che uno falso creduto autentico da tutti.