La tristezza no, non la voglio. Perché non vi è nessuno in grado di cacciarla via? Speranza, Speranza mia, neppure tu puoi farlo.

Da qualche tempo mi accade con una certa frequenza do non saper decidere se un qualcosa mi piace o meno  e ciò mi irrita perché resto in un limbo dal quale non so se sia meglio fuggire o lasciarsi fagocitare.

Siamo sinceri: non vi è nessuno di noi che non menta sempre e comunque, tuttavia ciò non dipende da una natura malevola ma più semplicemente da una sorta di inconscio e atavico istinto di difesa.

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Una facoltà che non vorrei possedere è quella dell’ubiquità, perché l’antitesi tra le mie opposte teorie non avrebbe più la riservatezza del dialogo con me stesso ma diverrebbe una disputa dialettica a distanza con qualcuno che comunque, mi conosce troppo bene.

E’ tutta la vita che cerco me stesso ma ogni volta che sto per raggiungermi riesco a sfuggire fingendo di essere un altro.

Ho due personalità ma la prima non è mia.

Noi ci comportiamo come se l’Umanità fosse statica, immutabile, ma, in realtà, siamo in continua mutazione. Una mutazione lenta ma inesorabile che un giorno renderà ridicoli i nostri comportamenti odierni.

Il nostro piccolo corpo, immensamente grande ed infinito come il più minuscolo dei microbi che possentemente contiene universi infiniti inglobati in altri spazi anch’essi incommensurabilmente immensi come la più infima delle inezie incommensurabilmente senza fine.