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morte22

LA MIA CITTA’

Il viaggio dell’avvoltoio
finisce
nell’aeroporto
della mia città.
Dove
lo sguardo dei
topi necrofagi
si posa avido
sulla sfilata degli scheletri.
Dove
la barca di Caronte
giunge
ogni mattina
per raccattare gli avanzi
del viale delle vetrine.
Dove
mani lacerate
offrono lembi di carne
ai morsi
del becco adunco.
Dove
le tendopoli sovrapposte
sullo stagno
delle crisalidi umane
formano
grappoli di vita spontanea
e il tempo è scandito
dal battito d’ali
dei pipistrelli diurni.
Dove
il mondo delle circonlocuzioni
è immerso
nello spazio aperto
dei viaggi provvisori
e un grido muto
crea necropoli
in un mondo anfibio
di saliva.
In vaghe sembianze
catarifrangenti
tornano le luci uccise
dai lacci di illusione
mentre
i giorni e gli anni
vittime
di un immenso gioco di bocce
sono in fila
a vivere in distanza.
Il ghepardo
ha perso una zampa
per avere
una coda in più.
Il cerchio centrale
non è perfetto
se i cerchi esterni
sono irti di punte
volte all’interno.
Quando
il fuoco della lente
è puntato su
meandri di incoscienza
anche l’urlo dei muti
può
essere logico.
Il girotondo
è impenetrabile.
Il filo del discorso
resta sospeso.
E’ ormai sera.
L’avvoltoio
riprende il suo viaggio.