Si possono controllare tutte le emozioni escluse quelle del cuore.

Forse il primo miraggio dei tanti che verranno, nell’attesa che il tuo si trasformi in ritorno.

Ricordo quando, raggiante di felicità, Papà è partito per il Congresso dell’Aereonautica. Col suo impermeabile bianco, indossato per la prima volta, pareva un bimbo col giocattolo nuovo. E questo eri tu: mio padre. Che tanto timore incutevi nella mia infanzia e tanta tenerezza facevi donare alla tua vecchiaia.

Un vago senso di timore e di insicurezza, senza evidenti motivazioni, mi cinge la gola e il petto, come una malattia subdola per la quale pare impossibile formulare una diagnosi soddisfacente e che implacabilmente mi logora e debilita ogni giorno di più.

Nel guardarti ho incontrato il tuo sorriso che, senza parlare, mi ha accompagnato da ricordi che mai ci videro insieme.

Una nuvola di ricordi si spande intorno a noi che, immersi nella nebbia della memoria, forse per questo, non ci ritroviamo.

Un alone di amore infinito ti avvolge per rincuorarmi in ogni battaglia.

E’ l’alba. Timidamente le ombre tremano. Torna la luce.
Molto lentamente, con amorevole dolcezza: forse sa che le va uccidendo.

Ridestate da un’estasi profonda, come molecole impazzite, miriadi di sensazioni andavano addensandosi nell’intento di dare consistenza ad un nucleo rifulgente di consapevolezza.

Tutto sei tu da sempre.