
L’altro io dov’è andato? Si è perso in una grande foresta dove le foglie tendono al cielo e le radici mordono la terra. Questo io che conosco ora è capovolto, si piega, si flette, chiede perdono, ha paura di sè e della sua pazzia, del futuro ch’è già passato prima che la penna si fermi, del passato ch’è lì pronto ad essere rivissuto tra mille strazi, mille tormenti, mille incertezze bifronti, mille certezze in palude. La mia pazzia è sempre più vicina, sempre più assidua, sempre più reale, meno pazzesca che mai. Sento il suo alito caldo sul mio collo e mi sospinge, sempre più in là, oltre i limiti del reale, nel mondo della pace finta, dove i desideri concretizzano la delusione. Dove io sono veramente io. Gli altri non capiranno, io neppure ma sarò oltre i limiti del razionale ragionato perciò su, malgrado tutto.
Antictono: sotto tutto malgrado tutto.